Le tante lingue che chiamiamo latino

Karin Westin Tikkanen. Bild: Jonathan Westin.

Condividono un grande amore per il latino e per la storia delle lingue: leggi la conversazione di Monica Mazzitelli con Karin Westin Tikkanen per scoprire come il latino diventò una lingua mondiale e il suo sviluppo nel corso dei secoli.

Nel suo “Latino – Manuale sull’immortalità”, Karin Westin Tikkanen è riuscita a condensare 28 secoli di storia latina in 256 pagine che scivolano via come un coltello nel burro. L’ho letto tutto d’un fiato, io che ho studiato latino per 8 anni (e greco per 6) e che di Roma conosco ogni sampietrino. Il nesso tra lingua e cultura me lo porto dentro come un Dna, per ovvie ragioni, e resto molto colpita e incuriosita da chiunque condivida la mia passione, soprattutto se non se l’è trovata servita dalle circostanze.

Da dove nasce il tuo amore per il latino?

Sono cresciuta in una famiglia poliglotta e anche se al liceo mi sono innamorata della matematica e in particolare dell’algebra, ho scelto di proseguire con studi umanistici, dove ho incontrato il latino: è stato amore a prima vista. Ho capito che il mio interesse per quella lingua coincideva con quello per la matematica e l’algebra: non è possibile leggere un testo latino in modo lineare, parola per parola, è indispensabile andare a fondo della grammatica per capire la struttura di tutto un periodo, come fosse un problem solving. È diventata la mia passione e per questo ho voluto raccontare in questo libro la lunga storia del latino e di come questa lingua sia alla base di così tanti aspetti della nostra vita odierna.

Il latino come lingua scritta esisteva già almeno nel 600 a.C., ma i testi arrivarono molto più tardi. Come si è verificato questo sviluppo?

A partire dal III secolo, i Romani cominciarono a scrivere testi che possiamo definire letteratura. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che a quel tempo l’Urbe stava cominciando a diventare una grande potenza. I Romani avevano iniziato a espandersi, sottomettendo territori ed entrando in contatto con altre culture dell’area mediterranea. Fu intorno al III secolo che cominciarono a sentire l’esigenza di definire sé stessi e a chiedersi che tipo di impronta avrebbero lasciato sulla storia. Da lì in poi cominciano i testi letterari – soprattutto dedicati alla storia dell’Impero Romano – che ne esaltano la grandezza. È così che si comincia a definire il ruolo e lo status di Roma.

È lì che iniziano a contendere il prestigio culturale ai Greci, giusto?

Esatto! La Grecia visse la sua età dell’oro intorno al V secolo, e nella Roma del III secolo le persone di alto ceto leggevano testi in greco. Comincia in quel periodo la traduzione di testi dal greco al latino, gradualmente sostituiti da nuovi testi redatti direttamente nella lingua madre.
L’Impero Romano si espande e vengono reclutati soldati da tutti i territori occupati.
Infatti: serve una lingua franca per l’esercito. Il metodo che viene adottato è dislocare i neo-arruolati nelle diverse parti dell’impero dove non possano parlare la loro lingua madre, in modo che imparino il latino. Inoltre, quando i Romani conquistavano una nuova regione inviavano persone dall’Urbe a edificare nuove città, la cui la lingua ufficiale era il latino. In questo modo si diffondevano tanto il latino quanto il pensiero romano, veicolato attraverso la lingua.


Latin - Handbok i odödlighet. Historiska media (2024).

Si potrebbe pensare che il latino parlato fosse la lingua dei testi di Cicerone, è davvero così?

Cicerone visse nel I secolo dell’era moderna e apparteneva alla classe alta di Roma. Ai suoi tempi, la visione della città e il suo ruolo avevano raggiunto un livello tale da includere anche il modo in cui le persone si esprimevano: c’era il desiderio di raggiungere più raffinatezza nell’espressione linguistica. Persone provenienti da tutta la penisola si trasferivano a Roma per trovare lavoro e si andava quindi diffondendo il latino volgare, considerato poco elegante. Cicerone decise quindi di impegnarsi attivamente per creare una lingua più raffinata, con una struttura delle frasi più complessa e una grammatica più elaborata, ispirata al greco. Riuscì a formalizzare la lingua in una forma che in realtà poche persone sapevano parlare. Ma fu proprio questo latino raffinato a sopravvivere come forma linguistica immutabile.

Cosa accadde alla lingua dopo la divisione in Impero Romano d’Occidente e Impero Romano d’Oriente?

In quel periodo, il cristianesimo si affermò come religione di Stato e la città di Roma divenne il centro della fede cristiana – almeno per la Chiesa romana d’Occidente – conferendo al latino lo status di lingua ufficiale della Chiesa. Ma nel frattempo la lingua di Cicerone era diventata incomprensibile ai più, e si rese indispensabile la redazione di una grammatica per fornire conoscenze di base, come per esempio coniugazione e declinazione. La prima grammatica venne prodotta nel IV secolo da Elio Donato.

Quanto ci resta dei testi latini più antichi?

Fino al IV secolo la letteratura antica era scritta su papiro, un materiale molto deperibile. Iniziarono a essere stilati elenchi di autori che si riteneva valessero la pena di venire ricopiati e alla fine ci è rimasto ben poco della letteratura antica, forse il 5-10 per cento. Ma nel IV secolo fu inventata la pergamena, che rese più facile la conservazione degli antichi testi esistenti. La cosa buffa è che alcune opere ci sono arrivate solo grazie al fatto che erano giunte fino a Baghdad attraverso l’Impero bizantino, dove erano state conservate. Sono molti i testi che ci sono pervenuti in arabo, secoli dopo!

Cosa accadde poi nel Medioevo?

Carlo Magno, che divenne imperatore del Sacro Romano Impero nell’800 dell’era moderna, aveva bisogno di uomini istruiti per gestire l’amministrazione dell’impero, e per questo aveva chiamato a corte Alcuino di York come professore della scuola di Aquisgrana. Alcuino, uno degli uomini più eruditi del suo tempo, fece edificare una straordinaria biblioteca e la riempì di testi scritti con una nuova calligrafia facile da leggere e da scrivere, da lui stesso sviluppata, la cosiddetta minuscola carolingia, che ha ispirato molti dei caratteri odierni, come il Times New Roman.
Nel Medioevo gli studiosi avevano un gran desiderio di condividere conoscenze e non c’era alcun monopolio né sui testi né sui saperi, anzi, c’era spazio per molta letteratura. Fu un periodo assai vivace e interessante perché si cercava di collegare saperi diversi. Fu infatti in Italia che, nel XII secolo, cominciarono a sorgere piccoli centri di aggregazione del sapere: le prime università. Fu allora che emersero le “lingue volgari”: l’italiano, lo spagnolo, il francese, l’attuale tedesco e così via, ma il latino continuò a essere la lingua franca.

Fu allora che un’invenzione cinese rivoluzionò la diffusione delle conoscenze, giusto?

Sì, la produzione della carta! Facile e veloce da realizzare, e quindi economica; non duratura come la pergamena ma più duratura del papiro. L’accessibilità della carta rese la diffusione dei testi ancora più facile.
Un paio di centinaia di anni dopo, iniziano a prender forma gli stati nazionali e le lingue assumono un ruolo sociale e politico importante. È in questo contesto che Erasmo da Rotterdam decide di rinnovare e semplificare il latino, considerando la prosa di Cicerone antiquata e anacronistica. Nel suo neolatino si può adattare la struttura della frase per trovare uno stile linguistico adatto ai tempi ed è consentita la creazione di neologismi.
A quei tempi il latino era una lingua neutrale, non più legata a un paese specifico, a differenza dell’inglese di oggi, legato agli Stati Uniti che sono una superpotenza. Si utilizzava il latino perché era un modo agevole di comunicare.

Quando possiamo dire che il latino sia ufficialmente scomparso in Europa?

All’inizio del diciannovesimo secolo la situazione era giunta a un punto tale che le persone che andavano in chiesa non riuscivano più a capire i sermoni. Così, nel Concilio di Tours del 1813, si decise di consentire ai sacerdoti di parlare una lingua che il popolo potesse comprendere.

Non è passato poi così tanto tempo…

Infatti! Ciò che volevo sottolineare con il mio libro era soprattutto che il latino è presente in gran parte della nostra vita quotidiana senza che ce ne rendiamo conto. Attraverso una migliore conoscenza del latino possiamo comprendere la nostra storia e le nostre origini.

Monica Mazzitelli • 2025-05-06
Monica Mazzitelli är en italiensk-svensk regissör och författare, samt kultur- och samhällsskribent med fokus på feministiska frågor


Le tante lingue che chiamiamo latino

Karin Westin Tikkanen. Bild: Jonathan Westin.

Condividono un grande amore per il latino e per la storia delle lingue: leggi la conversazione di Monica Mazzitelli con Karin Westin Tikkanen per scoprire come il latino diventò una lingua mondiale e il suo sviluppo nel corso dei secoli.

Nel suo “Latino – Manuale sull’immortalità”, Karin Westin Tikkanen è riuscita a condensare 28 secoli di storia latina in 256 pagine che scivolano via come un coltello nel burro. L’ho letto tutto d’un fiato, io che ho studiato latino per 8 anni (e greco per 6) e che di Roma conosco ogni sampietrino. Il nesso tra lingua e cultura me lo porto dentro come un Dna, per ovvie ragioni, e resto molto colpita e incuriosita da chiunque condivida la mia passione, soprattutto se non se l’è trovata servita dalle circostanze.

Da dove nasce il tuo amore per il latino?

Sono cresciuta in una famiglia poliglotta e anche se al liceo mi sono innamorata della matematica e in particolare dell’algebra, ho scelto di proseguire con studi umanistici, dove ho incontrato il latino: è stato amore a prima vista. Ho capito che il mio interesse per quella lingua coincideva con quello per la matematica e l’algebra: non è possibile leggere un testo latino in modo lineare, parola per parola, è indispensabile andare a fondo della grammatica per capire la struttura di tutto un periodo, come fosse un problem solving. È diventata la mia passione e per questo ho voluto raccontare in questo libro la lunga storia del latino e di come questa lingua sia alla base di così tanti aspetti della nostra vita odierna.

Il latino come lingua scritta esisteva già almeno nel 600 a.C., ma i testi arrivarono molto più tardi. Come si è verificato questo sviluppo?

A partire dal III secolo, i Romani cominciarono a scrivere testi che possiamo definire letteratura. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che a quel tempo l’Urbe stava cominciando a diventare una grande potenza. I Romani avevano iniziato a espandersi, sottomettendo territori ed entrando in contatto con altre culture dell’area mediterranea. Fu intorno al III secolo che cominciarono a sentire l’esigenza di definire sé stessi e a chiedersi che tipo di impronta avrebbero lasciato sulla storia. Da lì in poi cominciano i testi letterari – soprattutto dedicati alla storia dell’Impero Romano – che ne esaltano la grandezza. È così che si comincia a definire il ruolo e lo status di Roma.

È lì che iniziano a contendere il prestigio culturale ai Greci, giusto?

Esatto! La Grecia visse la sua età dell’oro intorno al V secolo, e nella Roma del III secolo le persone di alto ceto leggevano testi in greco. Comincia in quel periodo la traduzione di testi dal greco al latino, gradualmente sostituiti da nuovi testi redatti direttamente nella lingua madre.
L’Impero Romano si espande e vengono reclutati soldati da tutti i territori occupati.
Infatti: serve una lingua franca per l’esercito. Il metodo che viene adottato è dislocare i neo-arruolati nelle diverse parti dell’impero dove non possano parlare la loro lingua madre, in modo che imparino il latino. Inoltre, quando i Romani conquistavano una nuova regione inviavano persone dall’Urbe a edificare nuove città, la cui la lingua ufficiale era il latino. In questo modo si diffondevano tanto il latino quanto il pensiero romano, veicolato attraverso la lingua.


Latin - Handbok i odödlighet. Historiska media (2024).

Si potrebbe pensare che il latino parlato fosse la lingua dei testi di Cicerone, è davvero così?

Cicerone visse nel I secolo dell’era moderna e apparteneva alla classe alta di Roma. Ai suoi tempi, la visione della città e il suo ruolo avevano raggiunto un livello tale da includere anche il modo in cui le persone si esprimevano: c’era il desiderio di raggiungere più raffinatezza nell’espressione linguistica. Persone provenienti da tutta la penisola si trasferivano a Roma per trovare lavoro e si andava quindi diffondendo il latino volgare, considerato poco elegante. Cicerone decise quindi di impegnarsi attivamente per creare una lingua più raffinata, con una struttura delle frasi più complessa e una grammatica più elaborata, ispirata al greco. Riuscì a formalizzare la lingua in una forma che in realtà poche persone sapevano parlare. Ma fu proprio questo latino raffinato a sopravvivere come forma linguistica immutabile.

Cosa accadde alla lingua dopo la divisione in Impero Romano d’Occidente e Impero Romano d’Oriente?

In quel periodo, il cristianesimo si affermò come religione di Stato e la città di Roma divenne il centro della fede cristiana – almeno per la Chiesa romana d’Occidente – conferendo al latino lo status di lingua ufficiale della Chiesa. Ma nel frattempo la lingua di Cicerone era diventata incomprensibile ai più, e si rese indispensabile la redazione di una grammatica per fornire conoscenze di base, come per esempio coniugazione e declinazione. La prima grammatica venne prodotta nel IV secolo da Elio Donato.

Quanto ci resta dei testi latini più antichi?

Fino al IV secolo la letteratura antica era scritta su papiro, un materiale molto deperibile. Iniziarono a essere stilati elenchi di autori che si riteneva valessero la pena di venire ricopiati e alla fine ci è rimasto ben poco della letteratura antica, forse il 5-10 per cento. Ma nel IV secolo fu inventata la pergamena, che rese più facile la conservazione degli antichi testi esistenti. La cosa buffa è che alcune opere ci sono arrivate solo grazie al fatto che erano giunte fino a Baghdad attraverso l’Impero bizantino, dove erano state conservate. Sono molti i testi che ci sono pervenuti in arabo, secoli dopo!

Cosa accadde poi nel Medioevo?

Carlo Magno, che divenne imperatore del Sacro Romano Impero nell’800 dell’era moderna, aveva bisogno di uomini istruiti per gestire l’amministrazione dell’impero, e per questo aveva chiamato a corte Alcuino di York come professore della scuola di Aquisgrana. Alcuino, uno degli uomini più eruditi del suo tempo, fece edificare una straordinaria biblioteca e la riempì di testi scritti con una nuova calligrafia facile da leggere e da scrivere, da lui stesso sviluppata, la cosiddetta minuscola carolingia, che ha ispirato molti dei caratteri odierni, come il Times New Roman.
Nel Medioevo gli studiosi avevano un gran desiderio di condividere conoscenze e non c’era alcun monopolio né sui testi né sui saperi, anzi, c’era spazio per molta letteratura. Fu un periodo assai vivace e interessante perché si cercava di collegare saperi diversi. Fu infatti in Italia che, nel XII secolo, cominciarono a sorgere piccoli centri di aggregazione del sapere: le prime università. Fu allora che emersero le “lingue volgari”: l’italiano, lo spagnolo, il francese, l’attuale tedesco e così via, ma il latino continuò a essere la lingua franca.

Fu allora che un’invenzione cinese rivoluzionò la diffusione delle conoscenze, giusto?

Sì, la produzione della carta! Facile e veloce da realizzare, e quindi economica; non duratura come la pergamena ma più duratura del papiro. L’accessibilità della carta rese la diffusione dei testi ancora più facile.
Un paio di centinaia di anni dopo, iniziano a prender forma gli stati nazionali e le lingue assumono un ruolo sociale e politico importante. È in questo contesto che Erasmo da Rotterdam decide di rinnovare e semplificare il latino, considerando la prosa di Cicerone antiquata e anacronistica. Nel suo neolatino si può adattare la struttura della frase per trovare uno stile linguistico adatto ai tempi ed è consentita la creazione di neologismi.
A quei tempi il latino era una lingua neutrale, non più legata a un paese specifico, a differenza dell’inglese di oggi, legato agli Stati Uniti che sono una superpotenza. Si utilizzava il latino perché era un modo agevole di comunicare.

Quando possiamo dire che il latino sia ufficialmente scomparso in Europa?

All’inizio del diciannovesimo secolo la situazione era giunta a un punto tale che le persone che andavano in chiesa non riuscivano più a capire i sermoni. Così, nel Concilio di Tours del 1813, si decise di consentire ai sacerdoti di parlare una lingua che il popolo potesse comprendere.

Non è passato poi così tanto tempo…

Infatti! Ciò che volevo sottolineare con il mio libro era soprattutto che il latino è presente in gran parte della nostra vita quotidiana senza che ce ne rendiamo conto. Attraverso una migliore conoscenza del latino possiamo comprendere la nostra storia e le nostre origini.

Monica Mazzitelli • 2025-05-06
Monica Mazzitelli är en italiensk-svensk regissör och författare, samt kultur- och samhällsskribent med fokus på feministiska frågor